Ritratto di Federico

Federico Stragà: la musica, la scrittura, gli astronauti e il pasticcio di melanzane

“Il cibo? Una questione fondamentale.” A dirlo è Federico Stragà, occhi verdi e tersi, voce calda e profonda, tre volte sul palco di Sanremo: chi di noi non ha riso (e canticchiato) per “…mia nonna è un’astronauta”?
“Il cibo scandisce la nostra giornata” mi racconta “è piacere e quindi vita. Non comprendo chi mangia sempre velocemente, chi salta i pasti e non mette amore e cura in ciò che porta in tavola.”
Ma com’è che ti sei messo a cantare Frank Sinatra, gli chiedo a un certo punto, forse in modo un po’ brusco, forse pentendomi per non essere andata con maggior ordine nel ripercorrere i suoi successi, i suoi lavori, le sue prossime tappe artistiche. In realtà, ho aperto un varco: “Si può perdere la testa durante l’ascolto di un cantante come Frank Sinatra” mi dice con trasporto, i pensieri già persi in chissà quante note. “O come Ella Fitzgerald, per esempio: l’hai mai ascoltata?”
Io cerco di richiamare alla memoria la Fitzgerald, ma ho più in mente la voce della persona che sto intervistando, mentre ricanta “A foggy day” e confesso d’aver pensato: lui non è come quei cantanti, forse la maggior parte, che hanno una voce molto bella nei dischi e poi, nel parlato, ti deludono un po’. Ok, parliamo della tua ricetta forte, cerco di proseguire. Il pasticcio di melanzane, sì: eccolo qui. Per realizzarlo, Federico utilizza dei pomodori nel più classico dei soffritti (ma va bene anche la salsa, mi precisa), aggiungendo poi il basilico e regolando di sale. Poi prepara la besciamella…
Ma chi ti ha insegnato a cucinare? La nonna, mi confessa. Aveva delle cartelline che sfogliava e consultava, sembra ricordare con affetto.
La besciamella è la più classica: latte, farina, burro, grana, una spolverata di noce moscata.
Interpretare o scrivere, gli chiedo, tra un appunto culinario e l’altro. “Nel tempo mi sono reso conto che essere un cantautore mi piaceva sempre di più: quindi anche scrivere, sì”, mi conferma con gioia ripensando a ‘Guardare fuori’, un album interamente scritto da lui.
“Le melanzane non vanno fritte”, mi informa a un certo punto, con dell’orgoglio in filigrana: “così, scottando soltanto le melanzane a fette, in una padella antiaderente, il piatto sarà più leggero. E poi via, si procede a strati: le melanzane, il sugo, la besciamella, un filo di olio d’oliva, un po’ di mozzarella in superficie per far filare il tutto durante la doratura in forno.”
Infine, mi concede un ultimo segreto: “Il pasticcio di melanzane va cucinato il giorno prima per far sì che il tutto si compatti, acquisendo un sapore più deciso.”