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Perché ho scritto un libro sul parto?

È stato quando ho cominciato a pensare di poter usare la scrittura non solo per proporre storie, ma anche per aiutare le persone a condividere emozioni ed esperienze comuni, che è nata la mia idea di “comfort book”.

Se c’è stata un’esperienza che mi ha trasformato profondamente e lungo la quale ho trovato un mucchio di non detti, o di detti male, è stata quella del parto.

Non credo che il parto riguardi solo le donne incinte, o i loro compagni. O i loro parenti. Passa molto di un’intera società nel modo in cui guardiamo al sacrificio di una donna nel mettere al mondo un figlio.

Il parto ci ha riguardati tutti, in prima persona. Tutti siamo stati al caldo in una pancia, tutti siamo stati accolti da mani diverse da quelle di nostra madre durante il primo vagito.

Ed è giunto il momento dei ringraziamenti. Grazie alla dottoressa Elena Bacchiega, ostetrica bravissima, che ha portato la serenità non so quante volte nella mia vita dopo entrambi i miei parti. Grazie per la sua splendida introduzione, che regala autorevolezza e poesia. Il libro – “Partorire, porca miseria!” – varrebbe la pena di leggerlo solo per queste sue prime pagine.

Grazie a Hygeia Press, che per la seconda volta ha creduto nel mio lavoro e che mi ha concesso carta bianca nell’ideazione di questa nuova linea editoriale chiamata “Comfort book”. Non è da tutti avere una casa editrice così coraggiosa: quante altre copertine su un argomento come questo avete visto senza immagini tutte pancioni, sogni e borotalco? E invece no: partorire fa paura. Altro che. Altro che ‘tanto l’han fatto tutte’.

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