“Osservo, colgo. Ne scrivo.” Quattro parole. Non è semplice sentirsi pienamente raccontati in quattro parole. Diciamo che questo semplifica la vita quando i social ci chiedono quella breve, infingarda riga di bio – chi è Elisa Origi? – che riesce in fondo a dire così tante cose di noi. Eppure è questo che sono nei miei lunghi silenzi, spesi a cercare di dare una forma ai pensieri e alle sfumature che mi pare di cogliere sui volti delle persone, nei luoghi dei viaggi, o anche soltanto – più umilmente – dei piccoli tragitti; nelle esperienze che la vita ci impone di assaggiare.
Scrivo, sì. Nell’eterna indecisione tra la definizione di giornalista, scrittrice, copywriter, comunicatrice, ghostwriter, content creator. Insomma, Elisa Origi è una che sta spesso con la penna in mano e la testa fra le stelle.
Venendo poi alle faccende più spicce, beh: che dire? Non mi hanno mai conferito un Nobel, ma almeno, una volta, una laurea. Lettere. Moderne, perché con il greco ci ho litigato fino alla maturità e perché nella facoltà di Lettere classiche non avrei potuto specializzarmi in linguaggi della comunicazione. Ho lavorato nelle redazioni dei giornali, nel frizzante caos delle agenzie di pubbliche relazioni, e in molti altri luoghi dove ci fosse una scrivania, un telefono per raccontare una storia a una sola persona e un computer per lanciarla – scusate il tecnicismo – al mondo intero.
Poi, come vi avevo detto, scrivo. Racconti, saggi, romanzi. Articoli e post. Per affinare la penna, ho frequentato per tre anni la Scuola di scrittura di Raul Montanari. Racconto dopo racconto, soggetto dopo soggetto, pagine dopo pagine, sono cresciuta nella narrazione cercando di sopravvivere alle sue severe correzioni e sospirando nei suoi più rari, ma agognati, complimenti.
Ho pubblicato otto libri, ed eccoli qui:
Dulcis in fundo: adoro la marmellata di lamponi.
E camminare.
Un giorno avrò un frutteto, un gatto, un roseto e una casa in campagna, magari su un fiume.