Perché ho scritto un libro sul parto?

È stato quando ho cominciato a pensare di poter usare la scrittura non solo per proporre storie, ma anche per aiutare le persone a condividere emozioni ed esperienze comuni, che è nata la mia idea di “comfort book”.

Se c’è stata un’esperienza che mi ha trasformato profondamente e lungo la quale ho trovato un mucchio di non detti, o di detti male, è stata quella del parto.

Non credo che il parto riguardi solo le donne incinte, o i loro compagni. O i loro parenti. Passa molto di un’intera società nel modo in cui guardiamo al sacrificio di una donna nel mettere al mondo un figlio.

Il parto ci ha riguardati tutti, in prima persona. Tutti siamo stati al caldo in una pancia, tutti siamo stati accolti da mani diverse da quelle di nostra madre durante il primo vagito.

Ed è giunto il momento dei ringraziamenti. Grazie alla dottoressa Elena Bacchiega, ostetrica bravissima, che ha portato la serenità non so quante volte nella mia vita dopo entrambi i miei parti. Grazie per la sua splendida introduzione, che regala autorevolezza e poesia. Il libro – “Partorire, porca miseria!” – varrebbe la pena di leggerlo solo per queste sue prime pagine.

Grazie a Hygeia Press, che per la seconda volta ha creduto nel mio lavoro e che mi ha concesso carta bianca nell’ideazione di questa nuova linea editoriale chiamata “Comfort book”. Non è da tutti avere una casa editrice così coraggiosa: quante altre copertine su un argomento come questo avete visto senza immagini tutte pancioni, sogni e borotalco? E invece no: partorire fa paura. Altro che. Altro che ‘tanto l’han fatto tutte’.

Trovate il libro in vendita su Amazon e su tutti gli store online.

Esperienze (non) mistiche

Grazie di cuore a Anna De Pietri di Prealpina per la bella sorpresa che questa mattina mi ha dato il buongiorno.

Go, mamma!

Mi piace proprio questa cosa di aver scritto un “comfort book” per un momento della vita in cui c’è così tanto bisogno di “comfort”. Grazie Gomamma.it

Partorire, porca miseria!” è il primo confort book dedicato al parto. Lo pubblica Elisa Origi per Hygeia Press. Nel volume di parla del parto lontano da luoghi comuni e retorica.

“Il parto è senza dubbio un’esperienza formativa unica, un passaggio definitivo alla vita adulta – afferma l’autrice a Varese News – troppo spesso svilito da una visione frettolosa, misticheggiante e qualunquista. Io ho partorito per due volte e in tutti e due i casi la lista dei non detti o dei detti male è stata lunghissima. Per questo ho scritto questo libro: per poter dire alle donne tutto quello che non mi sono sentita dire io e che invece avrebbe fatto una positiva differenza”.

Partorireil primo confort book, sul parto vuole essere chiaro e diretto, portando a galla anche quello che finora una quasi mamma ha avuto paura a confessare. “Un esempio? Il ruolo del dolore: taciuto, sminuito, ridicolizzato. Il dolore ha certo un suo senso in un parto, ma non passa dalla quantità di sofferenza provata la misura dell’amore che sarà possibile dare a un bambino. Troppo spesso, invece, ho sentito associare la parola epidurale a un’idea di trucco, di imbroglio tecnologico: come se con l’anestesia si barasse. Ovviamente non si tratta di un’apologia dell’eliminazione del dolore nelle fasi del parto, argomento rispetto al quale si raccomanda soltanto di maturare la massima consapevolezza sulle proprie possibilità di assistenza, ma di una carrellata di riflessioni a volte caustiche a volte piene di stupore e commozione sulla grande avventura di diventare mamma e cambiare così il mondo”, chiarisce ancora la Origi.

Il primo confort book sull’esperienza del partorire ha un’introduzione firmata dalla dottoressa Elena Bacchiega e in appendice 10 storie di donne e dei loro parti, vissuti tutti in modo diverso.

Le cose non dette

Il pezzo ampio e spettacolare che mi dedica Annalisa Guglielmino su Noi Famiglia&Vita di Avvenire a proposito di “Partorire, porca miseria!”. Gratitudine e stupore.

Quanto è difficile parlarne

Mi piace proprio questa cosa che dicono che io dico le cose che nessuno dice ❤️
È stato bello rispondere a questa intervista.

Parlare di parto è facile, parlarne nel modo giusto è difficile, a causa dei tanti luoghi comuni esistenti. Ma è possibile trattare di parto in modo realistico? Lo abbiamo chiesto ad Elisa Origi, autrice del “comfort book” Partorire, Porca Miseria! (Hygeia Press), che nel testo ha voluto parlare …
Parlare di parto è facile, parlarne nel modo giusto è difficile, a causa dei tanti luoghi comuni esistenti. Ma è possibile trattare di parto in modo realistico? Lo abbiamo chiesto ad Elisa Origi, autrice del “comfort book” Partorire, Porca Miseria! (Hygeia Press), che nel testo ha voluto parlare di parto in maniera alternativa e senza retorica.
Il parto è un’esperienza unica per ogni donna e, per questo, si tende a parlarne davvero tanto e, forse, anche mitizzandone i vari aspetti. Ma è possibile trattare di parto in modo realistico e privo di luoghi comuni?

Lo abbiamo chiesto ad Elisa Origi, autrice del “comfort book” Partorire, Porca Miseria! (Hygeia Press), che nel libro ha voluto provare a parlare di parto in maniera alternativa e lontana dalla retorica, restituendo di quest’esperienza un volto realistico e con l’obiettivo di dire alle donne tutto quello che non mi si è sentita dire lei e che invece avrebbe fatto una positiva differenza.

Il volume è accompagnato dall’introduzione della dottoressa Elena Bacchiega, ostetrica di lunga esperienza. Inoltre, in appendice ci sono dieci storie di donne che hanno vissuto la gravidanza e il parto con approcci e prospettive molto diverse tra loro.

Elisa Origi spiega che l’idea di scrivere il libro Partorire Porca Miseria! nasce dal desiderio di mettere la sua passione per la scrittura al servizio delle persone che si trovano in un momento delicato della vita, non solo attraverso la narrativa, quindi, ma anche nella saggistica.

«Avevo fatto un’esperienza importante, quella di diventare mamma e mi era sembrato che tante cose che avrei dovuto sapere mi fossero state chiare troppo tardi; forse perché nessuno me le aveva spiegate.

Cercando quindi di offrire ai lettori un viaggio attraverso le emozioni del parto, ho provato a tracciare una rotta, attingendo soltanto dalla mia esperienza e dal mio modo di metterla su carta, senza nessuna pretesa esaustiva, e tanto meno scientifica, visto che io non sono né un medico, né uno psicologo (ma forse, proprio per questo, ho potuto permettermi la libertà di dire le cose in modo più diretto, crudo, se vogliamo)», afferma l’autrice.

«Il dolore del parto, troppo spesso, è sminuito, considerato un passaggio inevitabile, al quale sono sopravvissute più o meno tutte. Invece, i metodi per ridurre il grande dolore fisico che siamo costrette a vivere, ci sono: non sta a me indicare quale sia il migliore (anche perché non esiste una soluzione univoca per tutte), ma ciò che raccomando a ogni donna è di avere consapevolezza sulle possibilità di farsi aiutare a non trasformare l’esperienza del parto in un incubo, perché a volte è questo che succede.

Provare dolore non ci rende madri più affettuose nei confronti del nostro bambino e chi ricorre all’epidurale, se è nelle condizioni fisiche per farlo e se ha la fortuna di poter partorire in un ospedale attrezzato per somministrarla, non “bara”», chiarisce Elisa.

«Con consapevolezza. Evitando di ascoltare chi dice frasi tipo: “Ma sì, che sarà mai, le donne partoriscono da che mondo è mondo”. Partorire non è affatto banale, è una grande prova di coraggio dalla quale dobbiamo essere orgogliose di essere passate.

Bisogna informarsi, visitare la sala parto dopo il settimo mese, non affrontare la questione affrettatamente, con pregiudizi o con i criteri scelti da altri. Direi alle donne: siate le miglior alleate di voi stesse, la gravidanza fa nascere non solo un bambino, ma anche una mamma. E le mamme sono chiamate a dare amore, anche e prima di tutto a se stesse».

«Certamente occorre non farsi travolgere dalle emozioni che ci rotolano nella testa… e poi nella pancia per tutti quei mesi! All’inizio è difficile anche solo trovare la concentrazione per affrontare il resto della vita che deve andare avanti, mentre noi vivremmo unicamente nella lieta novella e non vorremmo pensare ad altro che al bambino che avremo e alla vita che sarà!

Occorre appoggiarsi lievi sulle emozioni, ma accoglierle con gioia e positività, anche quando vediamo qualche nube all’orizzonte. Senza esagerare, direi che è bene documentarsi e affidarsi alle cure di chi ci fa sentire accolte», sostiene la scrittrice.

  1. «Fa male: partorire è doloroso. Non si dice per spaventare, si dice per dire la verità. Alle donne e agli uomini. Il primo consiglio è la consapevolezza».

  2. «La motivazione che ci spinge ad affrontare il parto, ovvero l’amore, può donare una grande energia. Questo non significa che dobbiamo pensare di affidarci solo alla voglia che abbiamo di stringere il nostro bambino, finendo per minimizzare la situazione che ci si trova a vivere in sala travaglio. Il secondo consiglio è dunque prepararsi, attraverso le strade che si ritengono più opportune».

  3. «Abbiamo diritto a vivere un’esperienza del parto serena: «combattete contro sorrisetti, moniti e consigli non richiesti».

  4. «Esigete competenza medica e sensibilità nelle figure mediche che vi attornieranno: una buona ostetrica, preparata, rassicurante, capace di contenere la vostra fatica vale tanto oro quanto pesa».

  5. «Condividete le vostre riflessioni con chi amate. Tra queste persone siateci anche voi!».

  6. «Informatevi sulla depressione post partum: può assumere forme molte assortite e può lambire il cuore di tutte le mamme, anche di quelle che hanno tanto desiderato la propria gravidanza».

  7. «Per nove mesi, non saremo sole: il parto ci riconsegnerà a noi. Questo può farci sentire di nuovo responsabili soltanto di noi stesse. Un po’ si tira fiato, un po’ ci si trova a combattere contro la solitudine. Dedicate un pensiero a questo aspetto».

  8. «Parlate con il vostro compagno di che cosa significhi per lui assistervi nel parto: non siete obbligati a fare quello che fanno tutti e potrebbero emergere aspetti e motivi di ipersensibilità cui non avreste mai pensato. Non siamo tutti uguali!».

  9. «Ascoltate tutti, ma la decisione finale sia la vostra: siamo noi le mamme, cavolo!».

  10. «La pelle del pancione appare tutta raggrinzita e molle appena dopo il parto: non spaventatevi, poi torna a posto. Sarà banale, o forse era intuibile, ma a me non l’aveva detto nessuno e io non ci avevo pensato: così guardare quel che rimaneva del mio bellissimo pancione un po’ male mi aveva fatto rimanere».

https://www.nostrofiglio.it/gravidanza/parto/parto-cose-che-bisogna-sapere?fbclid=IwAR39w3TLafMnQE0q4DfHImGGGHI9CEooxfk7ncnHqDnIUWh1mNZNJHUhnns

Un salto tra i best seller

Qui stavo come si sta in terza posizione nella classifica dei best seller del genere. Insomma, stavo come si sta in home page sul sito di Repubblica, con 1200 condivisioni della recensione di “Partorire, porca miseria”. Insomma, stavo, dai.

Una giacca per Sanremo

Sono un topo di campagna. Occasionalmente, indosso una giacca appariscente ed esco.

#DiconoDiMe

Una pagina del mio libro in una storia di Instagram, in sottofondo la canzone vincitrice del festival 2019.

Il racconto di Elisa è differente

L’ultimo libro dell’autrice gallaratese Elisa Origi offre tutte quelle informazioni che gli esperti non raccontano (ma l’esperienza sì) sul parto, per arrivarci più consapevoli

“Ho scritto il libro che avrei voluto leggere prima di far nascere mio figlio”. Così l’autrice gallaratese Elisa Origi presenta la sua nuova creatura: “Partorire, porca miseria!”, un Comfort book edito da Hygeia Press che sta ricevendo molta attenzione. Segno che molte donne, e non solo l’autrice, ne sentivano il bisogno.
Sull’argomento c’è tantissima letteratura a firma di esperti quali ostetriche, psicologi, ginecologi. “Io non sono un’esperta – premette Elisa ad ogni conversazione sul tema e anche nel libro – Sono solo una donna che ha partorito, e nonostante avessi letto molto sull’argomento e frequentato i corsi consigliati, alla fine mi sono trovata impreparata ad affrontare alcuni aspetti del mio primo parto, e questo mi ha spiazzato e anche fatto arrabbiare”.

Da qui nasce il libro: nessuna teoria, nessun consiglio specifico se non quello di scegliere sempre la strada che ogni donna sente più vicina. Nel libro c’è un’esperienza e soprattutto molta franchezza (così come suggerisce il titolo) nel descrivere concretamente cosa succede al momento del parto.
Ad esempio che si prova dolore. Molto dolore.

“Tutti ne parlano, ma nessuno in maniera davvero onesta secondo me – afferma la Origi – sia nella letteratura che nel corso del parto sul dolore si scivola con troppa disinvoltura, forse per non voler spaventare le gestanti o per scelta etica o filosofica per cui il dolore sarebbe necessario e comunque alla fine si minimizza dicendo che lo provano tutte le donne, dalla notte dei tempi e quindi è scontato”
Il racconto di Elisa è differente e punta a creare consapevolezza “per evitare che l’arrivo del travaglio qualcosa ci colga di sorpresa, gettandoci nel panico”.

Altro grande argomento è la depressione post partum “che io non chiamerei depressione – spiega Elisa – è più un fortissimo sentimento di fragilità per cui ti senti inadeguata alla responsabilità totale di una creatura così indifesa e totalmente dipendente. Quindi senti di non farcela”. Una condizione in cui l’autrice mai avrebbe pensato di potersi imbattere: “Non io che desideravo tanto di diventare mamma, non io che mi ero così documentata e preparata”. E invece un po’ il sonno che manca, un po’ gli ormoni che destabilizzano, ma tutte possono incappare in queste sensazioni, e bisogna dirlo.

“Partorire, porca miseria!” è il secondo di una serie inaugurata da “Dimagrire, porca miseria!”, scritto sempre dalla Origi, sempre per amore di franchezza, e che in realtà si riferisce al periodo successivo al puerperio, quando ogni donna cerca di riprendere il controllo (anche delle dimensioni) del proprio corpo.
“Ho già in mente di scriverne un altro, con lo stesso tono, sulla Sindrome di Down, senza però trascurare il mio primo amore che per la narrazione”, anticipa l’autrice.

Dovere e lacrime

Smartworking, lockdown: le nuove parole. Lacrime, ansia, gioia da custodire, senso del dovere: le parole di sempre, per una mamma. Eccomi.