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Pensieri stellari: calpestii (im)possibili

Guardo questa foto. Penso: quale luogo potrebbe essere? Il fondo di un lago d’alta quota, in estate, il deserto, una vallata, magari americana, il Grand Canyon, lo scenario per un nuovo cartoon. Però no: questo posto si trova più lontano, più lontano dei crepacci montani, più lontano di un deserto, di un Colorado, di un paio di occhi stralunati di un Willy il Coyote a caccia del suo Bip Bip. Lontano, oltre i nostri possibili calpestii. Oltre la Terra, oltre un confine che oggi possiamo violare, provando vertigini, con l’illusione di toccare cose un tempo proibite: le stelle, il senso di un cosmo infinito, Dio. Un piede così altrove. Sembra terra, sembrano comuni sassi, comuni rilievi, comune polvere; invece è Marte. Possiamo andare così lontano, possiamo staccarci da noi stessi per qualche attimo, gongolare, sentendoci potenti. Anche se la gravità ci risucchia e ripiomba subito in noi stessi, ci proviamo sempre a fare quel piccolo salto. Piccolo, perché siamo piccoli. Gravi.