L’esperienza di ingrassare
Oh, i film che giocano a imbrogliare lo spettatore e solo alla fine si capisce che qualcosa era stato semplicemente immaginato dalla mente del protagonista! Certo, a ritroso, metti insieme gli impercettibili indizi disseminati qui e là solo per onestà formale e quasi ti senti scema a non aver capito da subito il barbatrucco. Per carità, plausibilissimo che la mente di una donna in allattamento, privata del sonno e provata dalla presenza di altri figli per casa, nonché non supportata da un marito bamboccia, perda un filo il lume della ragione. Essere privati del sonno è una tortura cinese, ti stravolge nel carattere, ti incattivisce e poi diluisce subito dopo. Una tata notturna, che grande soluzione! Lo dicevo e mi sentivo ridere in faccia, un po’ come se stessi sognando una villa a Malibu. Un’estranea nell’intimità della tua casa, a crescere un figlio tuo? Ce l’hanno fatta tutti, perché non ce la fai anche tu? Solo che alcuni bambini dormono più di altri, piccolo particolare che ti può portare all’inferno, specie se infili due maternità identiche in questo dettaglio per un totale di 7 anni.
Ma scusate, mi son fatta prendere, questo doveva essere un post di non critica cinematografica. Beh, punto per il film se mi ha smosso certi vissuti e portato a dire che sì, è esattamente così che ci sente in quei momenti, pur con tutto il bene del mondo che puoi volere a una creatura che è appena uscita dalla tua pancia. Non ingrasserei per ragioni di lavoro di 24 chili neanche per tutto l’oro del mondo. Io che lotto con qualche chilo di troppo, ma che sono ben lontani dall’essere 24 chili di troppo, tributo onore e lustro a questa attrice il cui cinema è tutto su quel corpo ingrossato a suon di mangiate programmate per reggere la parte di una donna su cui finisce per poggiare tanto, troppo peso. Nella foto dell’attrice post realizzazione del film, come si diventa poi: dormendo, finalmente.