Pensieri stellari: non c’è ragione, no?

Ah, è tutto frutto del caso; capisco. Un incidente diplomatico tra molecole, un ballo scatenato fra neutroni. Non c’è ragione perché tutto, a un certo punto, debba esplodere. Poi precipitare in un nulla assoluto che non sappiamo concepire, ma soltanto tingere, di nero, nelle parole vaghe che proviamo a scegliere. Non deve esserci un perché; non deve per forza piacerci quest’assenza di significato. Può essere così anche senza la nostra soddisfazione. Possiamo arrancare brancolando fra i perché, sembrando splendidi esseri umani, o buffe scimmiette agitate. È tutto così meravigliosamente privo di origine, manchevole di fine. Brilla soltanto, l’universo. Ammira. Che vuoi saperne, tu, della Galassia UGC1810. Taci. Non pensare più.

Skin

Sono stata dal dermatologo. Gli ho detto ho una macchia, qui, sulla pelle del braccio. Gli anni passano e la macchia schiarisce; schiarendo si spande. Si spande, e allargandosi, stinge. E tu la puoi vedere perché occupa sempre più spazio, ma più cammina, più si fa leggera. Somiglia ad alcune certezze, che all’inizio son poche, e nette. Poi cercano di avanzare e inglobare sempre più cose, nella loro luce. E più si aprono, più si fanno evanescenti. La mia macchia somiglia alla ragione, che con il tempo, si fa intuizione.

Qualcosa non va

A volte, non è amore. Però un po’ ci assomiglia. Ed è lì che ti frega.

Ogni intesa è fragile

Con certe persone, quello che puoi è soltanto percorrere un ponticello provvisorio. Ogni intesa è fragile, un patto destinato a saltare, o forse anche, un venire a patti. Con altre, la sintonia è costante, come con una radio lasciata sempre accesa per alzarne il volume a piacimento, nella solitudine, perché altri non ne godano o non vedano noi goderne, che gli dei son sempre invidiosi. Con alcuni, la complicità è per sempre. Anche in lontananza, senza che il tempo sgretolatore possa alcunché.

Al semaforo

Poi una mattina ti trovi ferma al semaforo, prima della fila. Controlli il grande occhio rosso, in alto a destra, e intanto incroci lo sguardo di chi guida, alle tue spalle. Ma hai la sensazione che lui non stia affatto controllando il grande occhio rosso, ma i tuoi piccoli occhi smarriti, indagati, mentre il tempo si dilata e tu non sai più se stai andando al lavoro, o se in verità sei un cowboy, con alle spalle uno sceriffo, o forse l’unico abitante di una ghost town, la pelle sgretolata su un viso severo, la gelosia della propria solitudine.

Cose umanissime

E poi arriva quest’ora e mi dico è tardi, adesso spengo, adesso dormo. E poi niente, mi prendo altri cinque minuti. Di vuoto. Di nulla nella testa. Minuti che non contengono nulla. O forse tutto.
Cose “umanissime”, no?

Spintoni

Una coppia. Nemmeno così giovane. Si spintonava, nel parcheggio, quasi deserto, di un ipermercato. A suon di baci.

Nessuno osi

Di quei momenti, in una gravidanza, di cui nessuno dice. Di quei momenti in cui il peso sulle tue viscere soffoca il respiro, in cui sei stanca di condividere il tuo corpo con un essere che ancora non conosci, in cui la paura, e poi il terrore, di quando tutto dovrà lacerarsi ti allaga. Di quando una piccola, meravigliosa persona diromperà nella tua vita per renderla diversa, migliore e così fragile, così vulnerabile. Infine, di ciò che può arrivare a pensare di fare una donna gravida per una scelta non sua, tutti provino a pensarlo, nessuno osi condannarlo.

Il dipinto è opera di Delia Blumen.

Ninna nanna

Leggiamo perché non possiamo più farci cantare la ninna nanna.

Sleeping

Se non esistesse il sonno, nessuno potrebbe mai convincerci a sdraiarci, chiudere gli occhi, passare così tanto tempo fermi, al buio. Invece abbiamo il sonno a rendere gradevole la notte. Così la vecchiaia, con la fine, penso.