Mi sono resa conto di quanto sia diventato impossibile parlare di Oriana Fallaci senza finire nel vortice di una qualche polemica. La Fallaci giudicata razzista, che osteggiava gli omosessuali e che amava la guerra perché “le ricordava quando era giovane e bella”. Posto che continuerò a domandarmi per sempre quale sia il confine tra essere intolleranti ed essere buonisti e sordi nei confronti di una cultura portatrice di grandi sfide, posto che Oriana Fallaci rimane per me una degli intellettuali che più ha capito le difficoltà dell’appartenere all’uno o all’altro sesso e che non aveva nessun pregiudizio nei confronti degli omosessuali, salvo non essere d’accordo con il fatto che questi ultimi potessero essere genitori (forse l’unica parte del suo pensiero che ho trovato rigido) – e chi l’ha letta davvero lo sa – posto che nessuno ha raccontato l’orrore ma anche, e soprattutto, l’inevitabilità della guerra per il genere umano, resto profondamente riconoscente verso questa donna. Attraverso la sua penna mi ha insegnato quanto possa essere faticoso praticare la coerenza, la perseveranza, l’onestà della coscienza. Penso a un libro come “Un uomo” che non parlava (principalmente) di guerra, ma di quanto non sia esente dal dolore la vita, anche quando baciata dall’amore, se la si vuole vivere con impegno e lealtà verso la propria natura e i propri ideali. E penso a un libro come “Se il sole muore”, che non parlava affatto di guerra ma di quanto gli esseri umani, anche quando proiettati verso l’ideale di un futuro salvifico, non possano sfuggire alla limitatezza di un’umanità che sarà davvero arduo far evolvere. Infine penso che in lei ho avuto la mia più grande maestra di scrittura, con il suo periodare semplice e sferzante, con il suo modo di trasmetterti emozioni senza cedere al carezzevole, ma martellandotele ben bene nella pancia. Sfuggire era impossibile davanti alle sue pagine: lei ti avrebbe aperto le palpebre, in un modo o nell’altro. E a quanti avrebbero fatto spalluccia o avrebbero ragliato accuse pescando dai luoghi comuni, sono certa non avrebbe esitato a sputarci dentro, alle loro palpebre. Senza temere di esser poco garbata. Che il garbo, qualche volta, specie noi donne, dovremmo lasciarlo in un cassetto. Che certe battaglie non si fanno a colpi di gentilezza. Che combattere lascia cicatrici.